SCIOPERO GENERALE 29 NOVEMBRE 2024: Domande irrisolte e tensioni tra Cgil e Uil!

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Essendo i sindacati autoproclamatisi difensori della democrazia, avrebbero dovuto considerare l’opzione di un referendum popolare prima di procedere con lo sciopero generale contro la legge di bilancio, rispettando così la volontà popolare. Spesso, quando uno sciopero nazionale si verifica, i cittadini sono quelli che hanno più da perdere.



Uno sciopero per richieste salariali solitamente prevede una negoziazione, ma in questo caso il contraddittorio è rappresentato da un governo eletto dalla maggioranza dell’elettorato, che non ha profitti da salvaguardare.

Questo governo, inoltre, è limitato nelle sue possibilità di offrire vantaggi a causa delle restrizioni imposte da Bruxelles e dall’enorme debito pubblico accumulato durante i governi di quelle forze politiche che tradizionalmente ricevono il maggiore sostegno dai sindacati.



La possibilità di dare voce ai cittadini-utenti rimane un’utopia, una sorta di politica fantastica. In questi mesi, alcuni sindacati sembrano essersi trasformati in un sostegno politico per l’opposizione, organizzando scioperi più per avversione politica che per altre ragioni. La prova è che lo sciopero di venerdì è stato convocato prima che la manovra fosse discussa in parlamento e prima di qualsiasi incontro preliminare tra le parti sociali e il governo a Palazzo Chigi.

Questi stessi sindacati sostengono un sistema economico assistenzialista e spesso improduttivo che influisce sulla manovra economica, e sembrano non volerlo cambiare. Se i pensionati affiliati a CGIL e UIL superano il numero degli attuali lavoratori, quale è la priorità sindacale da proteggere?



E se il motto è “lotta all’evasione”, dove sono i bilanci, gli investimenti, gli stipendi dei dipendenti, le spese generali dei sindacati che vantano milioni di iscritti ma non rendono pubblici i loro dati finanziari? È tempo di discuterne: le finanze dei sindacati italiani rimangono un mistero, in un limbo legislativo che richiederebbe maggiore chiarezza, per garantire trasparenza ai sindacati e ai patronati sia in Italia che all’estero (anche i patronati esteri sono un’area poco trasparente che merita attenzione).

Sciopero, quindi, ma ricordiamo che l’espansione del debito pubblico è stata alimentata proprio da quei sindacati che per decenni hanno promosso l’assistenzialismo, i prepensionamenti e consentito a molti impiegati statali di ritirarsi dopo solo 14 anni, 6 mesi e un giorno di lavoro. Sarebbe giusto evidenziare che alcune persone sono andate in pensione poco dopo i 30 anni, a detrimento di chi oggi rischia di non poter mai andare in pensione. I sindacati hanno mai proposto la riduzione delle “baby pensioni”?

È demagogico parlarne? Sarebbe però interessante conoscere l’opinione pubblica riguardo lo sciopero di venerdì o gli infiniti scioperi che colpiscono i servizi essenziali, danneggiando principalmente le classi sociali più povere.

Si percepisce che i sindacati si stiano allontanando sempre più dalla realtà del paese, una percezione avvertita anche all’interno degli stessi sindacati, come dimostra la crescente frattura tra CGIL, UIL e una CISL che da tempo esprime le sue differenze.

Forse è una questione di consapevolezza, come la necessità di scioperare anche per difendere i lavoratori del settore della sicurezza, nei confronti dei quali i grandi sindacati sembrano piuttosto tiepidi. Forse perché dovrebbero ammettere di ritrovarsi spesso in manifestazioni accanto a troppi alleati “scomodi”. Ma non preoccupatevi, saranno sempre i soliti “compagni che sbagliano”.

L’uso del diritto di sciopero dovrebbe essere riservato a questioni serie, altrimenti a prevalere (come è successo domenica scorsa) è lo sciopero del voto, e questo non è mai un buon segno in una democrazia.

Potrebbe essere necessario, tuttavia, fondare un nuovo sindacato che protegga i cittadini non sindacalizzati.

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Tags: CgilCislGoverno MeloniGiorgia MeloniUil

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