Il governo sta procedendo con alcune revisioni alla Legge di Bilancio, incluse modifiche significative come l’Ires premiale, che prevede una riduzione di quattro punti percentuali per quelle aziende che reinvestiranno una parte considerevole dei loro utili in nuovi investimenti o nell’aumento dei dipendenti. A proposito di questa novità, l’ex direttore del Sole 24 Ore, Guido Gentili, pur apprezzando l’iniziativa, ha sottolineato l’importanza di vedere il testo definitivo per esprimere un giudizio completo.
Cosa ne pensa della decisione del governo di apportare modifiche alla Legge di Bilancio poco dopo la sua approvazione?
La manovra iniziale includeva già alcune agevolazioni per le imprese, ma la crescente preoccupazione per la situazione dell’industria ha spinto il governo a modificare la sua strategia, includendo l’Ires premiale come principale risposta alle richieste di Confindustria. Considero questa mossa una correzione adeguata alle circostanze. Resta da vedere se verranno prese ulteriori misure per facilitare l’accesso al Piano Transizione 5.0, come richiesto dalle imprese in varie occasioni.
Il governo ha però dovuto posporre la riduzione delle tasse per la classe media, vero?
Il rinvio della riduzione dell’Irpef per la classe media è, secondo me, un’opportunità mancata. Tuttavia, erano necessarie risorse per sostenere il settore industriale. Meloni e Giorgetti hanno mantenuto un approccio prudente e responsabile nella gestione del bilancio, e all’interno della maggioranza si è verificato un nuovo equilibrio.
In che modo?
Alcune misure sono state modificate o eliminate, come la tassazione sulle plusvalenze delle criptovalute e la web tax, e altre sono state introdotte, come l’Ires premiale e la flat tax al 5% per gli straordinari degli infermieri. Alcune proposte, come il taglio delle tasse per la classe media e l’estensione della flat tax per i lavoratori autonomi, non sono state incluse. Alla fine, ogni partito ha ottenuto qualcosa ma ha anche dovuto fare delle rinunce.
Il presidente di Confindustria Orsini ha sottolineato l’importanza di un cambiamento di rotta in Europa. Il governo italiano potrà influenzare tale cambiamento?
Se consideriamo l’opinione di Politico, che descrive Giorgia Meloni come una delle figure più influenti in Europa, la risposta è senz’altro positiva. Tuttavia, la situazione europea è complessa, specialmente a causa della crisi dell’asse franco-tedesco che ha tradizionalmente guidato l’UE. Anche il ruolo della Vicepresidente Ribera non semplificherà la revisione di alcune decisioni europee, come il divieto di produzione di auto a motore endotermico nel 2035. Inoltre, l’UE dovrà confrontarsi con gli Stati Uniti, in attesa di vedere le decisioni del presidente Trump.
Ursula von der Leyen, che secondo Politico è al vertice della lista dei “Doers”, potrebbe prendere l’iniziativa in questa fase critica, come dimostrato dall’accordo Ue-Mercosur?
Von der Leyen ha dimostrato di avere le qualità di una leader, come evidenziato sia nel suo primo mandato che nella gestione del secondo. Sarà interessante vedere se riuscirà a imporsi, magari in un confronto diretto con Trump, o se si affiderà a consulenti esperti come Mario Draghi. Francia e Germania, nel frattempo, sono alle prese con sfide interne che le terranno occupate.
Il governo italiano si concentrerà più sulle modifiche al Green Deal o su altre questioni aperte con Bruxelles, come la migrazione?
Credo che, a meno di emergenze migratorie, che non possono essere escluse date le tensioni in Siria, sia la Commissione che Meloni dedicheranno più attenzione all’industria. Il rischio di deindustrializzazione in Europa, già segnalato negli anni passati, sembra ora più pressante e reale. Di conseguenza, ci sarà una maggiore pressione sul mondo politico per affrontare questa questione.
(Lorenzo Torrisi)
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